Entrando in una delle tante botteghe artigiane di Volterra, ci si trova catapultati in un mondo di lucente bellezza. È quello dell’alabastro, fiore all’occhiello dell’artigianato volterrano
Se l’alabastro di Volterra è considerato il più pregiato d’Europa, un motivo ci sarà.
Di motivi ce ne sono in realtà tantissimi, e in questo articolo proviamo a spiegarti come mai questo materiale proveniente dalle tante cave disseminate nel territorio volterrano sia da secoli sinonimo di eleganza e irrinunciabile raffinatezza.
Storia dell’alabastro di Volterra
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Quella dell’alabastro di Volterra è una storia che comincia secoli e secoli fa. Pare che le sue origini siano da ricercare addirittura all’epoca degli Etruschi, che lo consideravano pietra degli Dei e che la utilizzavano per produrre oggetti sacri come statuette funerarie.
La fortuna dell’alabastro a Volterra torna nel corso del Cinquecento, dopo una sosta registrata nel Medioevo. Nel secolo del Rinascimento viene infatti di nuovo riconosciuto quale materiale di grande pregio, adoperato per realizzare opere d’arte sacra. Acquasantiere, candelabri, tabernacoli e cibori vengono commissionati per impreziosire le varie chiese che popolavano Volterra.
Dall’architettura sacra alle corti europee, per l’alabastro il passo è breve. Tra Settecento e Ottocento tutta Europa richiede i preziosi manufatti delle botteghe di alabastro volterrano.
Le zone dell’alabastro di Volterra tra botteghe e musei
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Dal passato ad oggi, rimane immutata l’importanza per Volterra delle sue lavorazioni in alabastro. Una tradizione artigiana che ogni giorno rivive nelle botteghe degli alabastrai che oggi si trovano nel borgo di Volterra, e il cui aspetto non sembra essere troppo diverso da quello che dovevano avere un tempo.
Questi speciali esercizi commerciali sono perlopiù concentrati nel centro storico di Volterra, e nello specifico in zone come via Matteotti e via Porta dell’Arco.
Entrare in una bottega di alabastro di Volterra è come fare un viaggio indietro nel tempo, scoprendo tecniche e materiali di altri tempi e approfondendo sul campo la storia e il valore di un prodotto di assoluta eccellenza. Non mancano però occasioni per fare un’immersione ancora più profonda nella realtà dell’alabastro volterrano.
Se si ha un particolare interesse verso l’argomento, è d’obbligo una visita al museo dedicato. Il Museo dell’Alabastro di Volterra, allestito nella medievale casa-torre Minucci, è il luogo giusto per scoprire tutti i dettagli, i segreti e le chicche di questo prodotto pregiatissimo.
Tutti gli usi dell’alabastro di Volterra
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Ha un caratteristico aspetto traslucido, dato dalla pietra volterrana dal tipico colore calcareo crema o bianco. È proprio la traslucenza che fa sì che l’alabastro diffonda una luce soffusa, calda e avvolgente, creando atmosfere suggestive e magiche e donando a qualsiasi ambiente un pizzico di classe e raffinatezza in più.
Ecco perché gli elementi d’arredo in alabastro sono tra i più ambiti e scelti per stanze della casa come salotti, camere da letto e persino bagni particolarmente ricercati.
Per la sua malleabilità, l’alabastro può essere lavorato come se fosse cera. La sua duttilità consente di utilizzarlo sia per creare prodotti di grandi dimensioni che per realizzare oggetti piccoli e minuziosamente decorati.
Come gioielli di pregiata fattura: l’alabastro, anche in piccoli pezzi e dettagli, può infatti essere lavorato e incastonato in pendenti, orecchini, anelli, bracciali, collane, spille. I bijoux risultato di questo lavoro sono unici nel loro genere, luminosi e originali, capaci di dare spinta e personalità ad ogni look.
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L’alabastro non è del resto nuovo al mondo dei monili: già tra Settecento e Ottocento grani di alabastro venivano utilizzati per creare le cosiddette anime che, una volta rivestite di finte perle, andavano a comporre i rosari delle signore nobili e abbienti.
Confermato anche il loro ampio utilizzo nel mondo della moda o dell’abbigliamento dell’epoca. Sotto forma di perline o altro, l’alabastro costituiva un pregiato materiale per decorare vestiti, corpetti o gonne.