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Sicilia, un viaggio rosso… corallo di Trapani

Sicilia, un viaggio rosso… corallo di Trapani

Conosci il corallo di Trapani? Baciata dal Mediterraneo e impreziosita da dettagli e monumenti barocchi, Trapani è anche una storica città del corallo. Che ha fatto di questo prodotto del mare un’eccellenza conosciuta e ammirata in tutto il mondo

Non sono in molti a sapere del valore (anche storico e culturale) del corallo di Trapani. Perchè Trapani è conosciuta per tanti altri motivi, soprattutto dai turisti.

È infatti una di quelle città siciliane dove Oriente e Occidente si incontrano. Dove ad atmosfere italianissime si affiancano suggestioni dal tocco esotico. Trapani, a due passi dalle limpide acque della Riserva dello Zingaro, è un vero gioiello siciliano. Rinomato soprattutto per le pregiate architetture barocche che lo rendono un dipinto a cielo aperto.

Eppure Trapani è stata una delle prime località dove si è lavorato il corallo, il cosiddetto oro rosso del Mediterraneo. Gli echi di questa antica arte artigianale ancora si ritrovano in alcune botteghe artigiane, e in figure che lottano per tramandarne segreti e ricordi perché non sbiadiscano con il passare del tempo. 

Leggendo l’articolo, scoprirai che Trapani è davvero la città siciliana dei coralli a regola d’arte. 

Leggi anche Il corallo rosso di Alghero.

La storia primordiale del corallo di Trapani 

 

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Sarà forse stato anche merito della sua posizione privilegiata. Trapani se ne sta affacciata a nord sul Mar Tirreno e a sud-ovest sul Mar Mediterraneo. Questo ha contribuito a portare qui culture diverse che si sono incontrate e fuse tra loro. Una commistione che ha gettato le basi per un certo fermento artistico e culturale, e che è stato terreno fertile perché alcune pratiche e novità attecchissero con relativa facilità.  

Il risultato è stato che gli artigiani trapanesi siano stati tra i primi a lavorare il corallo. Un primato che sembra essere confermato anche da fonti storiche molto antiche. Già nel XII secolo il geografo Al-Idrisi elogiava la qualità del corallo trapanese. 

Come se non bastasse, si fa risalire ad Antonio Ciminello l’invenzione del bulino. Si tratta dello strumento che veniva utilizzato proprio per intagliare e scolpire il corallo. Una scoperta che dall’ingegnoso trapanese sarebbe stata ‘brevettata’ già nel corso del Cinquecento. In un’epoca in cui altrove la lavorazione del corallo doveva essere quasi del tutto sconosciuta. 

Comincia così l’avventura del corallo a Trapani, che diventa protagonista anche del commercio locale che già era un’attività fiorente nel porto siciliano.

La sua lavorazione permise a tantissime figure professionali di trovare impiego. C’era infatti bisogno di qualcuno che sapesse lavorarlo ma anche di pescatori abili nel pescarlo, e i pescatori divennero figure di riferimento in tal senso.

Il loro lavoro di pesca del corallo diede ulteriore valore all’oro rosso del mare. Andavano a pescare all’alba, il momento migliore per la pesca del corallo, e talvolta in condizioni pericolose. Soprattutto quando c’era necessità di trovare alcune varietà particolarmente pregiate come il corallo nero. In quei casi i pescatori si avventuravano ben oltre le coste siciliane e quasi toccando quelle africane, intraprendendo veri e propri viaggi ad alto rischio. 

Il corallo oggi tra memoria e oblio 

 

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Grazie al lavoro dei pescatori, la lavorazione del corallo a Trapani fiorì come non mai. Soprattutto nei secoli XVII e XVIII, epoca in cui vennero realizzati oggetti di culto realizzati applicando il corallo sull’oro o sul rame. Crocifissi, scrigni, reliquari, rosari e in alcuni casi persino interi presepi che a Trapani sono altri importanti esempi di artigianato.

L’uso del corallo per la produzione sacra era stata già avviata da artigiani ebrei, e aveva trovato fortuna anche presso i cristiani. 

La lavorazione del corallo ha per secoli rappresentato una delle principali fonti di guadagno per la città. Nel corso del tempo, tuttavia, fu progressivamente abbandonata. 

Dopo un lungo periodo di oblio, il corallo è tornato in auge non solo come attività artigianale ma come memoria storica a tutto tondo. Che viene conservata nelle sale del Museo Regionale Pepoli di Trapani dove si può ammirare un’impareggiabile collezione di opere in corallo provenienti sia da fondi privati che da chiese e conventi del territorio. Il Museo è stato allestito all’interno di un ex convento di Padri carmelitani del Trecento, proprio accanto al Santuario della Santissima Annunziata. 

I nomi del corallo di Trapani

 

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Ancora oggi si trovano alcune attività che portano orgogliosamente avanti la tradizione del corallo. Come la bottega del Corallo che si trova proprio di fronte alla Cattedrale di San Lorenzo al numero 47 di corso Vittorio Emanuele.  

Il nome a cui però la storia del corallo a Trapani è indissolubilmente legato è quello di Platimiro Fiorenza. Si tratta dell’ultimo mastro corallaro rimasto, che continua ad essere custode di una tradizione secolare all’interno della sua bottega di Via Osorio 36. Una passione che è stata riconosciuta nel dicembre del 2004, quando ha ricevuto da parte del Club UNESCO di Trapani il premio come conservatore dell’insegnamento della lavorazione dei coralli.  

Sono tantissimi i lavori di Platimiro Fiorenza che ne testimoniano maestria e capacità, come la Madonna di Trapani esposta ai Musei Vaticani di Roma. Un capolavoro in oro, corallo e pietre preziose realizzata per Giovanni Paolo II insieme ad un’acquasantiera fatta degli stessi pregiati materiali. 

Se vuoi ripercorrere le tracce del corallo di Trapani, dovresti fare una passeggiata lungo quella che un tempo era la via dei Corallari, la strada cittadina dove si trovavano le botteghe artigiane. Nelle vetrine potrai ammirare gioielli e monili di grande effetto.

Orecchini, collane e spille in oro sottilissimo sono impreziosite da raffinati motivi floreali in corallo. Sarà facile cedere al fascino senza tempo dei gioielli in corallo di Trapani, e avere voglia di acquistare un pezzo unico in grado di dare un tocco di originalità ad ogni look. 

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