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San Leucio a Caserta, la cittadella della seta 

San Leucio a Caserta, la cittadella della seta 

A pochi chilometri dalla magnificenza della Reggia di Caserta si apre un mondo di altrettanta bellezza, dove si è fatta la storia della seta made in Italy (e una vera rivoluzione sociale) 

Un tesoro UNESCO ti aspetta a due passi dalla celebre Reggia di Caserta, un luogo dove la produzione artigianale italiana ha raggiunto livelli di massimo splendore. Siamo a San Leucio, borgo-frazione di Caserta diventato famoso in tutto il mondo per le sue raffinate sete, ma anche per la creazione di pregiati damaschi, broccati e jacquard. 

Nei nostri itinerari alla scoperta di tutto ciò che di raffinato, elegante e d’eccellenza possa esserci, un tour di San Leucio e della sua produzione serica non poteva mancare.  

San Leucio, storie di seta e di rivoluzione 

 

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Tutto comincia nel Settecento per volere di re Ferdinando IV di Borbone, che decise di trasformare completamente il volto di quella che era nata come una riserva di caccia. Ecco, allora, che il Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio diventa molto più di una semplice fabbrica di seta.  

Chiamato anche solo Belvedere per la vista mozzafiato che regala sulle campagne, il Vesuvio e Capri, il complesso di San Leucio inizia ad assumere le forme di un progetto innovativo e sperimentale unico nel suo genere. L’idea che Ferdinando aveva in mente era quella di dar vita ad una vera e propria comunità sviluppata intorno alle seterie. Una cittadella della seta dove trovavano spazio case per i lavoratori e scuole per i loro figli, e dove la vita era regolamentata da uno specifico Codice di leggi che ne sanciva anche l’autonomia.  

All’interno della cittadella di San Leucio si propose, dunque, un modello abitativo del tutto nuovo, di stampo illuministico e di respiro europeo. Un mondo a parte che si ispirava a principi di uguaglianza e solidarietà, in cui donne e uomini avevano realmente pari opportunità lavorative e in cui era prevista formazione gratuita e obbligatoria per tutti. I benefici dei lavoratori delle seterie non finivano qui, poiché ad essi veniva anche assegnata una casa all’interno della colonia, progettate secondo le regole urbanistiche dell’epoca e perché fossero robuste abbastanza da durare nel tempo. Non è un caso che le stesse case siano ancora oggi abitate, testimoni forti e silenziose di un’avventura sociale straordinaria. 

Nel mondo delle seterie casertane si provò ad attuare un modello sociale moderno e paragonabile a quello attuale, in cui gli operai di entrambi i sessi dovevano lavorare 11 ore al massimo, a differenza del resto d’Europa che ne prevedeva 14. 

Un primordiale tentativo di welfare state è invece da ricercare nell’istituzione di una comune ‘cassa di carità’ in cui ognuno versava una parte dei propri guadagni e che era a disposizione di chiunque ne avesse necessità.  

 

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Re Ferdinando incentivò, inoltre, la coltivazione del gelso e la bachicoltura per la produzione del baco da seta. In questo modo rese la sua seteria ancora più autonoma, razionalizzando ed accentrando in un solo posto l’intero ciclo di produzione dall’origine fino al momento della tessitura sui grandi telai in legno. 

Investendo sulla formazione dei suoi dipendenti e chiamando a San Leucio i migliori tessitori italiani e francesi come insegnanti, la sua cittadella di seta diventa in poco tempo una eccellenza riconosciuta nel mondo della tessitura. La seta di San Leucio pare fosse di bellezza superiore a quella prodotta a Lione, che all’epoca era considerata la migliore.  

I prodotti d’eccellenza delle seterie di San Leucio 

 

 

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Il risultato di tutto il lavoro che avveniva nella fabbrica di seta? Una ricca gamma di rasi, broccati e velluti che venivano adoperati per la creazione di parati per la casa ma anche di pezzi unici di abbigliamento. Specialmente con l’introduzione della tessitura Jacquard, che necessitava di un telaio importato dalla Francia, già dai primi anni dell’Ottocento le case aristocratiche cominciarono a riempirsi di tende in broccato di seta, d’oro e d’argento. Le stanze delle ricche signore nobili, contestualmente, iniziarono ad ospitare collezione di scialli, fazzoletti, corpetti e merletti da sfoggiare in occasione di eventi speciali per brillare e distinguersi dalle altre invitate.  

Un trionfo di stoffe che venivano peraltro declinate nei colori più diversi, tutti naturali e ciascuno con un nome proprio che tentava di metterne in risalto le più sottili differenze e sfumature. Fanno la loro comparsa, dunque, nomi fantasiosi ed evocativi per indicare ogni colore. Palombina, orecchio d’orso, pappagallo, noce peruviana, verde salice. E ancora, verde di Prussia, fumo di Londra, Siviglia, acqua del Nilo. 

Le vere fashion addicted sanno bene di cosa stiamo parlando. Molte di queste nomenclature sono infatti rimaste inalterate e ancora oggi sono marchi di raffinatezza ed altissima qualità. 

 

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San Leucio, la fase del tramonto 

 

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Qualcuno l’ha chiamata Ferdinandopoli, altri hanno detto che fosse una reggia-filanda in cui era stato costruito un microcosmo a parte. Quello che è certamente vero è che la cittadella di San Leucio rappresenta un incredibile esperimento di archeologia industriale e sociale. Una città ideale la cui fama si diffuse presso tutte le principali corti d’Europa. Tutti desideravano un pezzo unico (tende, arazzi e broccati) proveniente dalla “Real Colonia Serica di San Leucio”. 

Il successo continuò fino al 1861, anno in cui il Regno fu annesso al Piemonte in seguito all’invasione sabauda e il setificio venne privatizzato. A quel punto gli operai di San Leucio iniziarono ad aprire delle proprie piccole aziende a conduzione famigliare, che presto divennero eccellenza nel settore. Nacquero così realtà come il Setificio Cicala, l’Antico Opificio Serico De Negri, Industrie Tessili Alois, la Manifattura Tessile Boccia, la Alois, la Passamanerie San Leucio, la Arte Seta Alois e la Giuseppe De Negri e Figli. Negli anni Novanta del Novecento si riunirono dando vita al Consorzio San Leucio Seta con l’obiettivo di tutelare qualità e originalità dei prodotti di San Leucio e promuovendoli anche a livello internazionale. 

Ancora oggi puoi trovare preziosi pezzi delle seterie leuciane ad adornare luoghi di grande importanza come la Reggia di Caserta, le stanze del Vaticano e del Quirinale e persino lo Studio Ovale della Casa Bianca a Washington. 

Il Museo della Seta, viaggio nella storia di San Leucio 

 

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Un post condiviso da Pina D’Ambra (@dambrapina)

Per ripercorrere passo dopo passo la storia di San Leucio, ti invitiamo a visitare il Complesso Monumentale del Belvedere. All’interno del poderoso Palazzo del Belvedere è ospitato il Museo della seta, luogo della sua memoria storica dove muoversi attraverso antichi macchinari. Aiutato da dispositivi multimediali, potrai approfondire com’era la vita quotidiana all’interno della fabbrica. Scoprirai le attrezzature che venivano utilizzate nelle varie fasi di lavorazione della seta come i nove telai a mano (restaurati e funzionanti) che servivano per produrre broccati, broccatelli, lampassi e damaschi. Su questi telai si dava inoltre vita alla famosa coperta leuciana, magnifico tessuto di damasco ad una spola impressionante per dimensioni.  

La visita non termina qui, poiché ci sono altri ambienti degni di nota. Come i Reali Giardini disposti su sette terrazze e la Casa del Tessitore, uno dei più chiari esemplari di abitazione operaia. Per concludere il percorso in grande stile, entra nell’Appartamento Reale e lasciati avvolgere dallo splendore delle sue sale affrescate. Si rimane senza fiato di fronte al Bagno Grande, anche noto come Bagno di Maria Carolina interamente dipinto. Lo spettacolo continua nella sala da pranzo dove troneggiano le storie dipinte della vita di Bacco e in quella da letto con l’Aurora sul soffitto. Per terminare nel Coretto, da cui i sovrani assistevano alle celebrazioni liturgiche nella sottostante chiesa di San Ferdinando Re (tuttora aperta al culto). 

 

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Un post condiviso da Francesca Montecolle (@francescamontecolle)

Vogliamo darti un’ultima dritta: quando visitare San Leucio? Ti consigliamo di farlo nel mese di luglio quando si tiene una suggestiva rievocazione storica in costume nota come il Leuciana Festival. In alternativa è consigliabile anche il mese di ottobre, poiché il complesso del Belvedere diventa location d’eccezione della rassegna enologica Festa del Vino, delle Vigne e della Seta. Per fare una foto con un calice di vino tra le mani e un tripudio di sete e broccati alle tue spalle. 

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