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Profumeria italiana, storia e mito dell’arte profumiera in Italia

Profumeria italiana, storia e mito dell’arte profumiera in Italia

Quello della profumeria italiana è un vero e proprio viaggio che si muove tra secoli e luoghi che hanno contribuito a rendere le essenze quei prodotti irrinunciabili che conosciamo, usiamo e amiamo ancora oggi.

Il mondo della profumeria italiana come lo vediamo oggi è il risultato di un cammino durato anni, centinaia di anni. Un’esperienza cominciata addirittura in epoca Romana, e che ha reso l’attività del fare profumi arte, storia e leggenda.

Prodotto amatissimo e utilizzato indistintamente da uomini e donne, ognuno ha il proprio profumo del cuore. C’è chi l’ha trovato dopo anni di ricerca e non lo lascia più, chi ama sperimentare e cambiarlo spesso in base alle occasioni d’uso, al susseguirsi delle stagioni, all’umore. Quel che è certo, è che il profumo è molto più di un semplice accessorio.

Storia della profumeria italiana, come tutto inizia e continua

 

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Tutto comincia con i Romani che, durante le campagne di conquista, entrano in contatto con gli usi e i costumi dei popoli colonizzati. Dagli Etruschi imparano ad apprezzare gli odori emanati da ginestre, pini, laudano e mirto, dal mondo ellenico e orientale ad impreziosire i bagni nelle terme con unguenti, acque aromatiche e polveri profumate.

La conoscenza di questi prodotti aumenta con l’aumentare degli scambi commerciali e di quelle rotte che vedono Venezia protagonista e crocevia centrale. Venezia diventa il posto che raccoglie tutte le novità provenienti da diverse parti del mondo allora conosciuto, come spezie e profumi. Fu addirittura Marco Polo che, rientrando dai suoi viaggi, portò a Venezia alla fine del 1200 le ghiandole del mosco, mammifero da cui si ricava il muschio.

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Con lo sviluppo della conoscenza e del commercio dei profumi, le nobili donne veneziane iniziano a curare sempre più il loro aspetto, desiderando un viso luminoso, capelli lucenti e pelle profumata.

Bisogna però aspettare il Rinascimento perché l’arte della profumeria italiana conosca il suo momento di massimo splendore e fortuna. Nonostante si associ spesso l’arte profumiera a Parigi e alla Francia, in quegli anni è in realtà Firenze la piccola capitale dei profumi d’Europa. Questo accadde grazie al prezioso contributo dato da Caterina de’ Medici, che arrivò a Parigi per sposare il Duca d’Orléans, futuro Re di Francia.

A Firenze i frati di Santa Maria Novella già da tempo si cimentavano in preparazioni profumate, come la cosiddetta Acqua della Regina creata appositamente per Caterina de’ Medici. Il lavoro di questi frati aprì idealmente la strada all’attività di quello che sarebbe poi diventato il profumiere di fiducia a Parigi di Caterina de’ Medici. Il suo nome era Renato Bianco, ribattezzato dai francesi René le Florentin.

Insieme a lui Caterina de’ Medici introdusse la corte francese all’uso dei profumi. Un’usanza che nelle corti italiane era già ampiamente diffusa, dato che quasi tutti i conventi delle principali città d’Italia avevano almeno un frate alchimista che si dedicava a lavorare erbe per ricavarne essenze profumate.

Renato Bianco aprì la sua bottega a Pont Saint Michel, una delle vie più eleganti della capitale Parigi, e presto il negozio di René le Florentin divenne luogo eletto per chiunque volesse acquistare profumi di qualità. A quella di René le Florentin seguì l’apertura di altre botteghe di profumi a Parigi, per rispondere ad una richiesta che si faceva sempre più insistente e cospicua.

Profumeria italiana, donne e profumi d’altri tempi

 

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Il connubio donna-profumo conta nella storia molti altri esempi oltre a quello offerto da Caterina de’ Medici.

A Milano il maestro dei profumi di Ludovico il Moro è addirittura Leonardo da Vinci aiutato da Caterina Sforza.

Spostandosi di qualche chilometro fino ad arrivare a Mantova, troviamo impegnata in ricerche profumatissime anche una delle donne più autorevoli del Rinascimento. Pare che Isabella d’Este si dedicasse alla creazione di profumi solidi che venivano inseriti all’interno di gioielli in modo da poter essere comodamente indossati. Per essere profumate, con stile e con un occhio alla moda e all’abbigliamento.

Intorno alla metà dell’800, i frati realizzano per la duchessa di Parma Maria Luigia un profumo a base di foglie e fiori di violetta, realizzando quella che sarebbe poi diventata la celeberrima Violetta di Parma.

È una donna a parlare per la prima volta in un testo di quelle ricette per preparare profumi che erano segretamente e gelosamente custodite dalle nobildonne italiane. Nel 1555 Giovanventura Rosetti pubblica i Notandissimi Secreti de l’Arte Profumatoria, contenente più di 300 formule per realizzare profumi e prodotti cosmetici.

Profumeria italiana, come il profumo diventa status symbol

Il rapporto tra profumo e potere non è esclusiva prerogativa della nobiltà femminile. Nel 1853 Stefano Frecceri crea per Vittorio Emanuele II Acqua di Genova, uno dei primi profumi italiani, confermando il ruolo di primo piano che il mondo dell’artigianato italiano ricopre nel campo della profumeria.

La stessa Acqua di Colonia è in realtà opera di un italiano, Gian Paolo Feminis proveniente dalle valli di Santa Maria Maggiore in Piemonte. È a questo venditore ambulante piemontese che si deve la creazione dell’Aqua Mirabilis. Quando si trasferisce a Colonia in Germania, l’Aqua Mirabilis diventa Acqua di Colonia.

Tutte queste vicende non fanno che preannunciare quello che sarebbe stato poi il boom dei profumi in Europa e della sua produzione in Italia.

Nel Settecento nascono alcune delle più longeve case profumiere italiane, come la Casa di Profumo, Saponi e Articoli per Toletta Migone & C. fondata da Angelo Migone a Milano. Nel corso dell’Ottocento, Pietro Bortolotti inizia a Bologna la produzione dell’Acqua di Felsina, la colonia apprezzata e utilizzata anche da personalità del calibro di Guglielmo Marconi e Italo Calvino. Nello stesso periodo delle semplici attività artigianali si trasformano in piccole aziende di profumi come Bertelli a Milano, O.P.S.O. Officina Parmense Sostanze Odorose (che avrebbe lanciato Acqua di Parma), Puglisi & Manara a Palermo. In quegli anni nasce anche Paglieri, che alla fine della Prima Guerra Mondiale diventa famosa per quella Eau de Cologne Felce Azzurra che ancora oggi è un pilastro dell’industria profumiera e cosmetica in Italia.

Gli anni del Novecento sono anni incredibilmente fiorenti per la profumeria italiana, con la fondazione di marchi che continuano ad essere amati dai consumatori, come Vidal a Venezia.

Profumeria italiana, profumo di… marketing

 

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Il mondo della profumeria italiana conosce una piccola rivoluzione con l’introduzione, negli anni ’30 del Novecento, di profumi contenuti in flaconi di vetro. Fragranze come Orchidea nera e Caccia alla volpe sono infatti racchiuse all’interno di eleganti flaconcini in vetro di Vetrerie Bormioli.

Una scelta stilistica che di lì a poco si sarebbe rivelata anche utile e funzionale. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e la conseguente difficoltà nel reperire materie prime e materiali di ogni tipo, fanno la loro comparsa sui flaconi le scritte “vuoto a rendere” che invitavano il consumatore a riempire il flacone in profumeria una volta finito.

È un concetto giunto intatto fino ai giorni nostri, oltre che un cardine della prima profumeria industriale italiana e punto di partenza di strategie di marketing. Il flacone divenne un vero e proprio simbolo e marchio di riconoscibilità del profumo stesso, insieme ad un apparato di etichette, nastri, scatole e tutto l’occorrente per confezionare il prodotto e metterlo sul mercato.

Si dà un’importanza sempre maggiore all’immagine del profumo e al modo in cui ne viene veicolata la comunicazione. Una tendenza che trova la sua massima espressione nelle prime collaborazioni con gli stilisti.

Sulla scia di Coco Chanel, che negli anni Venti produsse il suo primo profumo, furono sempre più le maisons di moda che iniziarono a dedicarsi ad un’attività di questo tipo. Hanno fatto la storia le fragranze lanciate tra gli anni Ottanta e Novanta da case come K de Krizia, Gianni Versace Donna, Gianfranco Ferrè, Fendi, Moschino, Dolce & Gabbana.

Profumeria italiana, la profumeria artistica made in Italy

Quella che abbiamo raccontato finora è una storia di profumi ‘industriali’, prodotti su larga scala e commercializzati per raggiungere un pubblico il più ampio possibile.

Gli anni Duemila sono stati invece segnati da una tendenza quasi inversa, caratterizzata dalla ricerca – soprattutto da parte di una attenta fetta di consumatori – di profumi di nicchia, personali, inimitabili.

È in questa fascia di richiesta che si inseriscono le nuove realtà produttrici di fragranze che raccontano tutto il bello del made in Italy.

Accanto agli storici Santa Maria Novella, Acqua di Parma e Borsari fanno la loro comparsa i profumi di Etro, Carthusia, BOIS, Nobile 1942, Eau d’Italie, Calé, Laboratorio Olfattivo, Nasomatto, Masque Milano, Lorenzo Villoresi.

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Esistono tante altre case profumiere che partono da ciò che l’Italia ha di buono e profumato da offrire, ingredienti e materie prime che nascono spontanee sul territorio e che di quella terra conservano tutta l’autenticità.

Sono tantissimi i profumi prodotti da piccole aziende che adoperano il bergamotto calabrese, il mandarino, la mandorla e l’iris fiorentino. Ampiamente utilizzate anche basilico e rosmarino, erbe mediterranee che più di altre raccontano il profumo dell’Italia all’estero, e che per gli italiani significano accoglienza, casa, famiglia. Amore!

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