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La Casina Vanvitelliana di Bacoli è un luogo sospeso tra sogno e realtà

La Casina Vanvitelliana di Bacoli è un luogo sospeso tra sogno e realtà

Sulle acque del lago Fusaro, la Casina Vanvitelliana di Bacoli è un vero luogo da fiaba da visitare in Italia. Qui il tempo si è fermato, cristallizzato in un’epoca dove raffinatezza ed elegante regnavano sovrane (e continuano a farlo)

A poca distanza dalla riva del Lago Fusaro, la Casina Vanvitelliana è uno dei posti da inserire nella tua lista di viaggio dei desideri. Considerato tra i più preziosi gioielli da vedere a Bacoli e in tutta la provincia di Napoli, è un vero fiore all’occhiello del turismo in Campania.

In questo articolo vogliamo raccontarti come un semplice casino di caccia sia realmente entrato nella leggenda.

Casina Vanvitelliana, storia di un casino di caccia

La storia della Casina Vanvitelliana di Bacoli comincia nella metà del Settecento.

A quel tempo la zona del Fusaro, poco abitata, si prestò perfettamente a diventare riserva di caccia e pesca dei Borbone, dove la prestigiosa famiglia poteva concedersi attività piacevoli e momenti di relax.

Era necessaria una struttura che fosse adeguata al loro rango. Ecco perché la costruzione del casino di caccia e pesca fu affidata a Carlo Vanvitelli, che alla fine del XVIII secolo realizzò il piccolo capolavoro architettonico che possiamo ammirare ancora oggi.

Grazie al lavoro di Vanvitelli, la Casina Vanvitelliana risultò essere l’edificio perfetto per ospitare personaggi illustri e importanti amici dei Borbone.

Francesco II d’Asburgo-Lorena, Gioachino Rossini, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Sono solo alcune delle figure che hanno camminato tra le stanze della Casina Vanvitelliana, e che di certo ne sono rimasti affascinati come succede ai visitatori di oggi.

Casina Vanvitelliana, cosa vedere

È una costruzione di piccole dimensioni, che si visita facilmente anche in un quarto d’ora. La sua mole ridotta non incide, tuttavia, neanche un po’ sulla sua straordinaria bellezza. Si raggiunge facendo una brevissima passeggiata lungo il pittoresco pontile che lo collega alla terraferma.

Le sue forme sono in parte ispirate a quella della Palazzina di caccia di Stupinigi in Piemonte. Progettata alcuni anni prima da Filippo Juvarra, presenta alcuni elementi comuni con la casina di Bacoli, come le ampie vetrate e studiati volumi plastici.

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Questi elementi, insieme ad altri, fanno sì che la Casina Vanvitelliana possa essere di diritto inserita tra le più raffinate produzioni architettoniche settecentesche.

Tre corpi ottagonali si intersecano l’uno alla sommità dell’altro, due piani sono collegati tra loro da una rampa, le grandi finestre fanno entrare cascate di luce. Questa sorta di pagoda occidentale riflessa sull’acqua accoglie i visitatori al piano terra con la Sala Circolare, che in età borbonica doveva essere costantemente animata da appuntamenti mondani (e a volte persino da qualche incontro galante segreto).

Il piano nobile era riservato solo alla famiglia reale, con la cosiddetta Sala delle Meraviglie dalle pareti ricoperte da dipinti di Jakob Philipp Hackert rappresentanti le Quattro Stagioni.

Casina Vanvitelliana, una casina cinematografica

 

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È una location talmente suggestiva che attualmente viene utilizzata per ospitare eventi e ricevimenti, ad esempio matrimoni.

Al suo fascino non hanno tuttavia saputo resistere neanche grandi registi del cinema e della TV. Lina Wertmüller l’ha scelta come set di alcune scene del film Ferdinando e Carolina, ma compare anche in Luca il contrabbandiere di Lucio Fulci e, più recentemente, ne L’imbroglio nel lenzuolo con Maria Grazia Cucinotta.

La Casina Vanvitelliana è dunque una vera star cinematografica, talmente tanto che in alcuni casi si è creata… un po’ di confusione. Qualcuno ha infatti creduto che fosse la piccola ‘casina-palafitta’ della Fata dai capelli turchini, impersonata da Gina Lollobrigida nello sceneggiato degli anni Settanta Le avventure di Pinocchio di Comencini.

In realtà gli esterni della casina che appaiono in quel film furono girati nel Lazio, nelle vasche marine di Lido di Saline di Tarquinia e al Lago di Martignano.

 

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