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Grissino piemontese, storia del grissino affusolato ed elegante che conquistò i nobili di tutta Europa

Grissino piemontese, storia del grissino affusolato ed elegante che conquistò i nobili di tutta Europa

Quando si dice Piemonte, dal punto di vista gastronomico si aprono tantissime strade.
La terra delle tantissime ricette regionali e del cioccolato sotto forma di gianduiotto e cremino è da sempre molto produttiva e ricca sotto il profilo dei prodotti tipici.
Tra le sue eccellenze c’è però sicuramente anche il grissino, che si distingue anche per una certa eleganza data dalla inconfondibile forma affusolata e aggraziata.
In Piemonte il grissino è molto più di un sottile bastoncino dorato di pane croccante o di un accompagnamento per antipasti o zuppe. Il grissino piemontese è una vera e propria icona della gastronomia locale, uno di quei pezzi di storia della cucina che sanno di tradizione e charme in salsa sabauda.

Grissino piemontese, come nasce una leggenda

Grissino piemontese
Grissino piemontese

Come spesso accade quando si tratta di prodotti tipici e dalla lunga storia, anche intorno alla nascita del grissino piemontese sono nate tantissime storie.
Sembra che già nel XVII secolo i fornai in Piemonte fossero alla ricerca di una soluzione per conservare il pane fresco più a lungo. Si misero all’opera, sperimentarono e infine riuscirono a creare un prodotto che avrebbe riscosso un grande successo anche nei secoli successivi.
Esistono altre versioni più specifiche, come la storia del fornaio che lavorava presso la corte sabauda e che avrebbe creato qualcosa di molto simile al grissino come lo conosciamo oggi per una ragione ben precisa. Siamo nella seconda metà del Seicento, e all’epoca il futuro re Vittorio Amedeo II era solo un bambino cagionevole e con forti problemi di digestione. Date le sue difficoltà nel digerire la mollica del pane, il fornaio inventò per lui un pane privo di mollica, gettando le basi della ricetta del grissino tradizionale.
Il suo era un impegno notevole, dato che la preparazione di un panificato di quel tipo non era affatto semplice e prevedeva l’intervento di almeno altre tre persone. Per realizzare i grissini occorreva infatti una persona che stirasse l’impasto, un’altra che lo tagliasse e altre due che rispettivamente deponesse l’impasto su una pala lunga e stretta e li estraesse dal forno per spezzarli in due e dargli la forma corretta.

Gli estimatori del grissino piemontese

Secondo la leggenda il grissino piemontese avrebbe da subito conquistato anche i palati più esigenti.
Come quello di Camillo Benso Conte di Cavour, storico personaggio politico italiano del XIX secolo che si dice sia stato pioniere nell’introdurre i grissini alla sua tavola, trasformandoli in un piacere quotidiano.
Qualcuno dice che fosse un prodotto particolarmente apprezzato anche da Napoleone che, all’inizio del XIX secolo, creò un servizio di corriera che metteva in collegamento Torino e Parigi per uno scopo ben preciso. Serviva per trasportare quei ‘bastoncini di Torino’ che tanto gli piacevano e di cui non poteva proprio fare a meno.
Non si esaurisce qui la lista degli estimatori del grissino. Re Carlo Felice amava sgranocchiarli mentre assisteva agli spettacoli al Teatro Regio.

Il grissino piemontese oggi

Semplici ingredienti come farina, acqua, lievito, sale e olio d’oliva vengono lavorati insieme con cura fino ad ottenere un impasto dalla consistenza così elastica da poter essere steso in sottili strisce e accuratamente arrotolato prima di essere infornato.
È un processo che richiede abilità e precisione, ma necessario per dare ai grissini la loro caratteristica croccantezza e il sapore inconfondibile che li rende amatissimi protagonisti della tavola.
Molto è cambiato rispetto alla preparazione tradizionale, che in ogni caso ieri come oggi richiede maestria artigianale e pazienza.
I grissini hanno radici profonde nella tradizione, ma questo non vuol dire che abbiano smesso di evolversi. Oggi se ne trovano in una varietà di gusti e forme, dall’originale al sesamo, al rosmarino o addirittura al cioccolato per i palati più audaci. Sono diventati un’aggiunta essenziale a ogni tavola, e la loro forma sottile e allungata gli conferisce quell’eleganza e quel tocco di raffinatezza che in passato conquistò molti esponenti della nobiltà europea, che li accolse con entusiasmo sulle proprie tavole e nei pranzi in compagnia.
Il grissino piemontese è ancora oggi un cibo che richiama pasti sofisticati, e sono dunque perfetti anche per accompagnare un aperitivo dal sapore un po’ glamour. Magari in uno dei posti in cui ti consigliamo di fare aperitivo a Torino a base di vermouth!

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