Uno dei tanti motivi per cui assaggiare i giglietti di Palestrina? Per la loro storia, che si tinge di eleganza e sapori d’altri tempi, e che li rende curiosi e unici nel loro genere.
Giglietti di Palestrina: un nome insolito per quelli che, ad una prima occhiata, sono dei semplici biscotti della tradizione. La realtà è tuttavia molto diversa, e le vicende che hanno portato alla loro nascita sono così interessanti che non potevamo non raccontartele.
Dopo aver letto l’articolo, capirai che i giglietti di Palestrina sono i biscotti più raffinati di cui tu abbia mai sentito parlare.
La storia dei giglietti, da Parigi a Palestrina
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Oggi sono i biscotti tipici di Palestrina e dei suoi immediati dintorni, e li trovi in ogni forno e pasticceria. Sempre pronti per essere consumati al momento o incartati da portare a casa come goloso souvenir. Eppure questi biscotti inconfondibili per forma non sono esattamente nati in questa zona del Lazio. Le loro origini sono da ricercare nella pasticceria parigina del 1600, quando venivano prodotti a forma di giglio che era il simbolo della dinastia dei Borbone.
Come sono arrivati da Parigi? Attraverso la famiglia Barberini, nobile casata di cui si hanno tracce davvero ovunque in borghi e cittadine del Lazio.
La famiglia Barberini era molto potente, e aveva governato con continuità fino alla morte di uno dei suoi esponenti più influenti. Quando morì papa Urbano VIII nacque infatti una certa ostilità con il pontefice appena eletto; per sfuggire a spiacevoli situazioni, il nipote Taddeo Barberini Principe di Palestrina scappò in Francia. Si rifugiò con tutta la sua corte presso Luigi XIV che era all’epoca sovrano, e proprio durante la sua permanenza a Parigi ebbe il primo incontro con quelli che sarebbero poi diventati giglietti di Palestrina.
Se ne innamorarono al punto da portarne la ricetta anche in Italia. In un primo momento decisero di farli a forma di ape, simbolo presente sullo stemma dei Barberini, ma il risultato non era lo stesso. Si decise, allora, di mantenere inalterato il giglio, che si è conservato fino ai giorni d’oggi.
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I giglietti di Palestrina hanno avuto fortune alterne, poiché non vennero prodotti per lungo tempo e lasciati in una sorta di dimenticatoio gastronomico. Ne riemersero circa un secolo dopo grazie alle Monache Clarisse del Monastero di Santa Maria degli Angeli di Palestrina. Le suore avevano custodito gelosamente la ricetta e la insegnarono ad una famiglia di pasticcieri di Palestrina che da quel momento tornò a prepararli.
I giglietti venivano serviti per eventi speciali come feste e matrimoni, pare addirittura in occasione del matrimonio tra Francesco d’Este e Lucrezia Barberini nel 1654. Solo più avanti divenne un dolce tipico, di cui tutte le donne di Palestrina conoscevano ricetta e procedimento e che preparavano in casa per la propria famiglia.
Giglietti di Palestrina, un dolcissimo Presidio Slow Food
Uova, zucchero, farina e scorza di limone: i giglietti di Palestrina sono fatti di pochi e semplici ingredienti che li accomunano a moltissimi altri dolcetti della tradizione italiana. Ciò che li rende unici è la forma che gli viene data, e che prevede una buona dose di manualità e la conoscenza della giusta tecnica. L’impasto deve infatti essere diviso in tre pezzi che vanno tirati e allungati a mano, messi uno accanto all’altro e arricciati a regola d’arte per creare un delicato giglio.
Attualmente sono pochissimi i forni in grado di realizzare i giglietti di Palestrina a mano, e si trovano tutti tra Palestrina e il comune limitrofo di Castel San Pietro Romano. Per la preparazione si segue la ricetta artigianale che si tramanda di generazione in generazione, e si usano esclusivamente materie prime locali e di qualità. Un impegno riconosciuto e premiato, tanto che ad Agosto 2014 i giglietti di Palestrina sono diventati un Presidio Slow Food.
Giglietti di Palestrina, dove mangiarli
I forni del Presidio sono solo due: il Forno Fiasco a Castel San Pietro Romano e il Forno Salomone a Palestrina.
Indirizzi da segnare in agenda se vuoi assaggiare il giglietto originale, da solo oppure come dolce secco da accompagnare ad un buon calice di vino rosso.
Un accostamento inusuale per un aperitivo diverso dal solito, ma super scenografico. Un biscotto a forma di giglio, che è uno dei fiori più eleganti di sempre, non può che essere decisamente… fotogenico.
Ecco perchè tu non puoi proprio essere da meno: sii bella come un fiore con un abito a trapezio adattissimo all’ora dell’aperitivo.
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Quando e cosa visitare a Palestrina
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Con la scusa di assaggiare un giglietto, perché non ti concedi anche una visita alla cittadina di Palestrina? Magari ad agosto, mese durante il quale dal 1998 si tiene una sagra interamente dedicata al suo delizioso dolcetto tipico. La manifestazione si è nel corso del tempo arricchita di elementi diversi ed eventi collaterali, diventando un appuntamento irrinunciabile del calendario di Palestrina. Partecipando potrai vivere momenti di divertimento all’insegna di musica, cultura e tante altre specialità ed eccellenze del territorio.
Cogli l’occasione per fare un tour di Palestrina, cittadina dall’anima antica che dista meno di una cinquantina di chilometri da Roma. Posta alle pendici dei Monti Prenestini, è un centro denso di testimonianze storiche, artistiche e architettoniche. Alcune sono di periodi storici molto lontani, e dimostrano l’antichità di Palestrina. Uno su tutti il Santuario della Fortuna Primigenia, di cui sono visibili pochi resti, che pare risalire addirittura al II secolo a.C. ed essere una delle tracce più rilevanti dell’età tardo repubblicana.
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Una visita di Palestrina non può che partire dal suo monumento più famoso e importante, il pregiato Palazzo Colonna Barberini che ospita al suo interno il Museo Archeologico Prenestino.
Non puoi andare via senza aver visto le numerose chiese dislocate nel centro storico di Palestrina, a partire dalla basilica-cattedrale intitolata a Sant’Agapito martire. Ci sono altre chiese da vedere a Palestrina: la Chiesa di Santa Rosalia, facile da raggiungere poiché a due passi da Palazzo Colonna Barberini; la Chiesa e il convento di San Francesco; la Chiesa di Sant’Antonio Abate e il convento carmelitano del XVII secolo.
Ultimo ma non per importanza il Monastero delle clarisse con la Chiesa di Santa Croce: austera, semplice e sobria all’esterno, custodisce di contralto interni sontuosi e riccamente decorati. Una vera sorpresa!
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