Tra marmi sfavillanti, possenti loggiati, raffinate decorazioni e complessi fatti di archi e torrette, quella nel quartiere Coppedè non è la ‘solita’ passeggiata da turisti a Roma
Un luogo magico, un angolo di Roma che si potrebbe definire come un autentico pastiche architettonico. Dove stili diversi e appartenenti ad epoche differenti si incontrano con risultati tanto sorprendenti quanto mozzafiato. Tra il Salario e il Nomentano, il quartiere Coppedè si svela agli occhi del visitatore come un gioiello nascosto. Una trionfale mescolanza di elementi liberty, barocchi e per certi versi perfino medievale.
Coppedè, il ‘quartiere-non quartiere’ di Roma
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Da molti chiamato quartiere, in realtà quartiere non è: è piuttosto un complesso di edifici così chiamato dal nome dell’architetto che si occupò della sua creazione e costruzione nel primo ventennio del Novecento. Sviluppato intorno a piazza Mincio, con i suoi palazzi originali puntella un isolato del quartiere Trieste compreso tra via Tagliamento, via Arno, via Ombrone, via Serchio e via Clitunno. 18 palazzi e 27 costruzioni distinte in palazzine ed edifici, a cui si arriva attraversando un grande arco diventato simbolo di Coppedè stesso. Proprio quell’arco presente in tutte le immagini che troverai in giro per la rete.
L’arco, che congiunge due palazzi detti degli ambasciatori, è dunque la porta d’ingresso ideale che conduce in un vero e proprio mondo a parte nel cuore di Roma, che accoglie i suoi ospiti con il grande lampadario in ferro battuto che dondola sulle loro teste.
Sembra quasi incredibile, ma pare che entrando nel quartiere Coppedè ci si lasci improvvisamente alle spalle il traffico e il frastuono del vicinissimo Viale Regina Margherita, avendo la possibilità di immergersi in una realtà parallela. Dominata da dettagli in terracotta, travertino, marmo, ferro battuto e legno, materiali che caratterizzano tutto il quartiere Coppedè. Abilmente dosati nella realizzazione di edifici e palazzi talmente belli e particolari da renderlo un dipinto a cielo aperto.
Cosa vedere nel quartiere Coppedè
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Pur non essendo presente nelle comuni guide turistiche della città di Roma, vale la pena fare una passeggiata tra le stradine del quartiere Coppedè per sentirsi come in un’opera d’arte en plein air. Muovendoti tra eleganti villini e curiose costruzioni, soffermati ad ammirare la grandiosità della Fontana delle Rane che troneggia al centro di Piazza Mincio. Cerca di trovare qualche somiglianza con la Fontana delle Tartarughe del Bernini, dalla quale l’architetto Coppedè pare avesse preso spunto.
Oppure prova ad immaginare… i Beatles che ci fanno il bagno dentro. Già, perché pare che i Fab4 si lanciarono vestiti nella fontana dopo una serata al Piper, l’iconica discoteca che si trova proprio nei pressi del quartiere Coppedè. E dove devi assolutamente fare un salto se sei un amante della vita notturna e della nightlife più glamour.
Impossibile non notare l’autentico pezzo forte di Coppedè, il Villino delle Fate. É in realtà composto da tre villini comunicanti ma con tre diversi ingressi (uno su Via Aterno, uno su Via Brenta e uno su Piazza Mincio). Se presti attenzione ai dettagli – e se giri per Coppedè postiesogni.it ti consiglia di farlo – noterai che ciascuno dei villini presenta dei motivi decorativi che omaggiano rispettivamente Firenze, Roma e Venezia attraverso simboli e figure rappresentativi di ognuna delle importanti tre città italiane.
Un ultimo appunto: se durante la tua passeggiata ti trovi improvvisamente davanti ad un ragno gigante, non avere paura. Vuol dire che sei arrivato al portone di ingresso di un altro dei palazzi più curiosi del quartiere Coppedè, che neanche a dirlo è proprio noto come Palazzo del Ragno.
Coppedè, il percorso esoterico
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Una deviazione al quartiere Coppedè consente anche di concedersi un tour fuori dagli schemi di Roma all’insegna del mistero e dell’esoterismo. Si dice infatti che l’architetto Coppedè fosse un massone e che, quindi, avrebbe disseminato il quartiere di simboli esoterici.
Ricordi il lampadario che dondola dall’arco di cui postiesogni.it ti parlava all’inizio dell’articolo? Bene, sappi che qualcuno lo ha visto non solo come un ornamento ma come l’inizio di un viaggio iniziatico. I massoni sono infatti detti anche “figli della luce” intesa come “luce della conoscenza” indispensabile per accedere alle verità nascoste; quale migliore riferimento di un lampadario?
Sull’arco sono inoltre presenti motivi decorativi appartenenti all’iconografia massonica come una coppa che richiamerebbe quella del Santo Graal, e un apparato decorativo fatto di colonne, torrette e figure apotropaiche riconducibili alla Torre di Babele e al Tempio di Salomone.
Coppedè e pop corn
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Un giro a Coppedè è imperdibile anche per gli amanti del cinema poiché il suo aspetto quasi sospeso tra sogno e realtà lo ha reso location eletta di moltissime pellicole cinematografiche.
Tra queste strade sono stati ambientati alcuni horror di Dario Argento come L’uccello dalle piume di cristallo e Inferno, ma anche altri film come La ragazza che sapeva troppo di Mario Bava, Il presagio di Richard Donner, Il Profumo della signora in nero di Francesco Barilli, Ultimo tango a Zagarolo di Nando Cicero, Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy con Vittorio Gassman e Il Cielo In Una Stanza di Carlo Vanzina.
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